UN TRIESTINO VOLA SULLE ORME DI LINDBERGH

Nel recente viaggio vacanza negli States in California ho incontrato Claudio Bergamin, amico, pilota e uno dei fondatori del Gruppo Amici del Volo. Appeso ad una parete un quadretto con il ritaglio di un articolo del quotidiano “IL PICCOLO”  del 1994 ??relativo alla sua impresa aviatoria tra l’Italia e gli USA di cui già sapevo ma avevo quasi perso memoria.Un’impresa che sono ancora in pochi quelli che possono dire di averla vissuta e che vale la pena ricordare.

tratto da “IL PICCOLO”      servizio di Claudio Ernè.

L’IMPRESA TRANSATLANTICA DI CLAUDIO BERGAMIN, INGEGNERE MINERARIO E PILOTA DI AVVENTURA

Un Triestino vola sulle orme di Lindbergh

Dall’Italia agli Stati Uniti pilotando un bimotore da turismo “Piper Comanche” assieme ad un istruttore

Quindicimila chilometri di volo a bordo di un piccolo aereo da turismo. Dall’Italia alla Groenlandia e da qui agli Stati Uniti sfiorando il circolo polare artico.
E’ questa l’impresa di un ingegnere minerario triestino di 39 anni Claudio Bergamin, ex allievo del Galilei, l’ha realizzata qualche mese fa per sondare le sue capacità e la sua resistenza di pilota.

Bergamin e Di Mauro con  l'ericolo de "IL PICCOLO"
Bergamin e Di Mauro con l’articolo de “IL PICCOLO”
Il “collaudo”  è stato positivo tant’è che fra qualche giorno ritornerà da Trieste negli Stati Uniti per organizzare assieme a un amico anche lui italiano una piccola impresa di lavoro aereo. Si chiamerà Wild Wing Corporation e porterà i turisti in volo sui più interessanti parchi del sud ovest degli Stati Uniti. Dall’Arizona al New Mexico, dallo Utah alla California.
<< Ho voluto cambiar aria e professione. In Italia per poter lavorare avrei dovuto entrare in un partito o in un gruppo comunque organizzato. Io sono un individualista e non mi interessano queste prospettive.Voglio essere libero, organizzare la mia vita e il mio lavoro come meglio mi aggrada>>. Bergamin non lo dice ma ciò che lo ha richiamato al di là dell’oceano è quello spirito di frontiera che sta alla base della nascita del più ricco stato del mondo moderno. Rischiare in proprio, realizzare le idee in cui si crede senza dover bussare a mille porte e dover attendere in mille anticamere.
<< In Italia non è più possibile avere un aereo. Tasse , balzelli, , regolamenti hanno ucciso questo settore. In America invece una

il Piper mentre sorvola la banchisa
il Piper mentre sorvola la banchisa

società commerciale si fonda in un giorno. Poi sarà il mercato, i clienti a decretarne il successo o la scomparsa. Questo spirito mi piace, è consono al mio carattere.Così ho deciso di mollare tutto e di provare a vivere e lavorare al di là dell’Oceano. Farò il pilota, gestirò la mia azienda di volo. Ho già preso contatti con alcuni Tour operators, le prospettive sembrano buone. Voleremo in un primo tempo sui Piper Navajo. Più avanti se gli affari andranno bene sono già predisposti i contratti di leasing per un DC-3 il mitico Dakota. Per la trasvolata dall’Italia agli States, Claudio Bergamin ha utilizzato un bimotore da turismo “Piper Comanche”. Ai comandi dell’aereo debitamente strumentato c’era Corrado Meneghello, un istruttore romano. I due sono decollati alla fine di maggio da Ciampino diretti a Tulsa. La rotta prevedeva tappe a Nizza, nel sud dell’Inghilterra a Glasgow, in Islanda, Groenlandia, nel Labrador, nel Quebec, a Detroit, Chicago e Toolsen. Il viaggio non avrebbe dovuto richiedere più di quattro cinque giorni, invece le avverse condizioni atmosferiche, la rottura di un serbatoio supplementare e la mancanza di un visto hanno dilatato a dismisura i termini.

Claudio Bergamin assieme a Corrado Meneghello accanto al Piper Comanche
Claudio Bergamin assieme a Corrado Meneghello accanto al Piper Comanche

<< Sono stati necessari dieci giorni per arrivare alla meta. L’aereo è giunto a destinazione piuttosto malconcio, con parte della strumentazione in avaria e con il riscaldamento fuori uso. Nel volo dall’Islanda alla Groenlandia e da qui in Canada la temperatura nell’abitacolo è scesa a meno 25. Non sentivo più i piedi. Sull’attacco delle ali in alcune occasioni si è formato anche del ghiaccio. Il Piper si è appesantito. Siamo scesi di quota per cercare aria più calda. Ci è andata bene. Dall’Islanda alla Groenlandia siamo stati costretti a volare costantemente nelle nubi. Le previsioni dicevano che il tempo sarebbe stato bello. Invece è stato un inferno. Un volo strumentale di 6 ore in cui più volte per fare il punto siamo stati costretti a collegarci con i jet di linea. Quando abbiamo messo a terra il carrello in un piccolo aeroporto posto alla fine di un fiordo immerso nella nebbia, ci siamo stretti la mano. Il peggio era passato>>.

 

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